Discorso indiretto.


I. Trasforma con il discorso indiretto. Ha detto che ...


Esempio: Ti telefono per dirti che domani verrò da te.

Ha detto che le/gli telefona per dirgli/le che il giorno dopo sarebbe andato/a da lui/lei.

1. Finalmente potrò leggere il giornale che ho comprato stamattina.

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2. Mi hai portato il libro che ti ho chiesto ieri?

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3. Questa città è molto inquinata. Vengo a vivere da te.

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4. Questo è il negozio in cui ho comprato questi pantaloni.

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5. Questa sera i miei amici andranno all' Opera

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6. Domani mi sveglierò presto.

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II. Brano tratto da “I figli di Babbo Natale” DI ITALO CALVINO. Riporta i dialoghi in corsivo con il discorso indiretto.


Il capo dell’Ufficio Personale entrò in magazzino con una barba finta in mano: - Ehi, tu! - disse a Marcovaldo. - Prova un po' come stai con questa barba. Benissimo! Il Natale sei tu. Vieni di sopra, spicciati. Avrai un premio speciale se farai cinquanta consegne a domicilio al giorno.

Marcovaldo camuffato da Babbo Natale percorreva la città, sulla sella del motofurgoncino carico di pacchi involti in carta variopinta, legati con bei nastri e adorni di rametti di vischio e d'agrifoglio. La barba d'ovatta bianca gli faceva un po’ di pizzicorino ma serviva a proteggergli la gola dall'aria.

La prima corsa la fece a casa sua, perché non resisteva alla tentazione di fare una sorpresa ai suoi bambini. " Dapprincipio, - pensava, non mi riconosceranno. Chissà come rideranno, dopo! "

I bambini stavano giocando per la scala. Si voltarono appena. - Ciao papà.

Marcovaldo ci rimase male. -Mah... Non vedete come sono vestito?

- E come vuoi essere vestito? - disse Pietruccio. - Da Babbo Natale, no?

- E m'avete riconosciuto subito?

- Ci vuol tanto! Abbiamo riconosciuto anche il signor Sigismondo che era truccato meglio di te!

- E il cognato della portinaia!

- E il padre dei gemelli che stanno di fronte!

- E lo zio di Ernestina quella con le trecce!

- Tutti vestiti da Babbo Natale? - chiese Marcovaldo, e la delusione nella sua voce non era soltanto per la mancata sorpresa familiare, ma perché sentiva in qualche modo colpito il prestigio aziendale.

- Certo, tal quale come te, uffa, - risposero i bambini, - da Babbo Natale, al solito, con la barba finta, - e voltandogli le spalle, si rimisero a badare ai loro giochi.

Era capitato che agli Uffici Relazioni Pubbliche di molte ditte era venuta contemporaneamente la stessa idea; e avevano reclutato una gran quantità di persone, per lo più disoccupati, pensionati, ambulanti, per vestirli col pastrano rosso e la barba di bambagia. I bambini dopo essersi divertiti le prime volte a riconoscere sotto quella mascheratura conoscenti e persone del quartiere, dopo un po' ci avevano fatto l'abitudine e non ci badavano più.

Si sarebbe detto che il gioco cui erano intenti li appassionasse molto. S'erano radunati su un pianerottolo, seduti in cerchio. - Si puo sapere cosa state complottando? - chiese Marcovaldo.

- Lasciaci in pace, papà, dobbiamo preparare i regali.

- Regali per chi?

- Per un bambino povero. Dobbiamo cercare un bambino povero e fargli dei regali.

- Ma chi ve l'ha detto?

- C'è nel libro di lettura.

Marcovaldo stava per dire: " Siete voi i bambini poveri! ", ma durante quella settimana s'era talmente persuaso a considerarsi un abitante del Paese della Cuccagna, dove tutti compravano e se la godevano e si facevano regali, che non gli pareva buona educazione parlare di povertà, e preferì dichiarare: - Bambini poveri non ne esistono più!

S'alzò Michelino e chiese: - per questo, papà, che non ci porti regali?

Marcovaldo si sentì stringere il cuore. - Ora devo guadagnare degli straordinari, - disse in fretta, - e poi ve li porto.


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